Saranno i suoi 35 anni d’età, sarà che di questi 23 li ha passati giocando a pallavolo, 16 dei quali in serie b, sarà ancora che il numero 7 che ha stampato sulla maglia la dice lunga sulla sua esperienza. Saranno tutti questi numeri messi insieme, ma Roberto Arena, giocatore e vice allenatore di Messaggerie Volley, con i suoi muri rende inaccessibile il campo della sua squadra. E’ suo l’ultimo punto contro il Cinquefrondi, quel 25 a 13, che ha mandato tutti a casa mettendo fine ad un match carico di aspettative.

Sabato si inizia il girone di ritorno, tornate a giocare contro il Modica che, in casa, avete battuto 3-0 all’esordio di campionato. Adesso cosa cambia in questo nuovo percorso?
Dobbiamo rimanere sempre al massimo della concentrazione. Il nostro girone è fatto da squadre ostice, dalla prima all’ultima. Tutti vogliono portare a casa il risultato, soprattutto quando si gioca tra le loro mura e la partita di andata contro il Modica, seppur vinta, non era stata semplicissima. Sono dei buoni giocatori e dovremo stare ben attenti.

Tra le vostre fila che cosa è cambiato?
Oggi Messaggerie Volley è sicuramente una squadra più rodata rispetto all’inizio del Campionato. Ci sono stati degli innesti che hanno avuto bisogno di adattarsi. In più adesso abbiamo avuto la possibilità di conoscere un po’ meglio le squadre avversarie, non solo in campo, ma anche attraverso lo studio delle partite in video. Insomma abbiamo più coscienza del gioco avversario.

Cosa vi rende più forti oggi rispetto ad ottobre?
Nella pallavolo non bisogna solo sapere giocare, sono necessarie anche grinta, determinazione e un pizzico di cattiveria agonistica, senza sarebbe impossibile giocare. Nella partita contro Cinquefrondi tutti a giro abbiamo dato il nostro contributo per arrivare fino al risultato finale.

Roberto Arena sotto rete blocca decine e decine di palle con il suo muro. Cosa succede esattamente durante le fasi del gioco?
C’è pochissimo tempo, una frazione di secondo in cui bisogna prendere una scelta, giusta o sbagliata che sia. Non è mai un caso, ma dietro c’è dello studio grazie al fatto che i giocatori del nostro girone li conosciamo ormai da diversi anni. Bisogna decidere e agire e poi farsi trovare pronti per un’altra azione.

Giochi da 23 anni, da quando ne avevi 12 cosa è cambiato nel mondo della pallavolo?
L’approccio a questo sport è completamente diverso. Una volta si faceva in maniera più professionale perché i giocatori venivano pagati per allenarsi e si allenavano mattina e pomeriggio. Io di giorno ho il mio lavoro, la sera mi alleno perché è la mia passione più grande. Oggi non si può più contare sul sostegno di grandi sponsor e, soprattutto in Sicilia, c’è difficoltà a reperire dei fondi. Così i giocatori a volte, possono apparire più svogliati, perché non vedono nella pallavolo un futuro concreto.

E i vostri “piccoli”, quel vivaio che state coltivando?
Quelli che vengono con noi, sono assolutamente grintosi. Il nostro capitano, Adriano Balsamo, li sta mettendo sulla giusta strada e ha modificato moltissimo il loro modo di fare. Stanno iniziando con il piede giusto, grazie a guide esperte.

I playoff sono il vostro obiettivo, sentite la pressione?
Le aspettative nei nostri confronti sono sicuramente molto alte, io nella stagione 2003/2004 con il Corigliano Volley ho avuto l’opportunità di giocare dei playoff e vincerli. E’ stata un’esperienza incredibile, bellissima. Con un palazzetto con oltre quattromila persone che erano venute a vederci. A Catania sarebbe il massimo, noi ce la stiamo mettendo tutta.

Vi manca un po’ il calore del territorio?
Catania ha avuto delle grosse squadre di pallavolo, la gente stenta ad andare a vedere delle partite a meno che non siano importanti. Si fatica ancora a coinvolgere la gente, ma piano piano riusciremo anche in questo. Vedremo nelle prossime partite che giocheremo in casa, noi contiamo di stupire match dopo match i nostri tifosi.